DESCRIZIONE

Le Nostre Origini:

Dall’unione del gruppo storico Gilda del Loto Nero e della compagnia d’arme Bononia Militiae è nata, nel MMXI, la Gilda d’Arme Bononia.

Come gruppo di rievocazione storica ci rifacciamo alle compagnie d’arme presenti sul territorio Bolognese tra il XIII e il XIV secolo.

Cit : “La vita economica e sociale di Bologna durante il sec. XIII ed il XIV, fino all’avvento delle signorie, fu strettamente determinata dalle corporazioni cittadine e dalle associazioni armate del popolo, i cui rappresentanti - anziani consoli - dalla seconda metà del sec. XIII furono l’organo di direzione politica effettiva della città.” – Archivio di stato di Bologna, curatore Giorgio Tamba –

Cit : “L i b r i m a t r i c u l a r u m d e l l e s o c i e t à d ’ a r t i e d ’ a r m i ,Voll. 6 (127221796). Nel 1272 il capitano del popolo, Accursio Lanzavecchia, dispose che i nomi degli iscritti nelle matricole delle società del popolo venissero riportati in un voIume costituente la matricola populi. Nuove redazioni di questa si ebbero nel 1294, nel 1314 e nel 1410; quest’ultima, successivamente divisa in tre tomi, reca aggiornamenti fino a,ll’anno 1796. “ - BIBL.: A. 1. PINI, I libri matricularum societatum bononiensium e il loro riordinamento archivistico, Bologna 1967 (AS Bologna, Quaderni della scuola di paleografia ed archivistica, 15). –

Per rispetto alle società d’arme realmente esistite sul territorio, non ci siamo fregiati del nome di nessuna di queste, ma piuttosto ne abbiamo creato uno ex novo, pur restando fedeli nell’interpretazione storica e rievocativa degli usi e abitudini delle medesime.

Per la stessa motivazione abbiamo preso spunto da simboli araldici reali dell’epoca,pur assemblandone uno nuovo : l’aquila bicefala, fregio storico sovente utilizzato in diverse epoche ed occasioni (era ad esempio il blasone di Re Enzo, nobile prigioniero di Bologna), sta a rappresentare l’unione dei due gruppi, il loto nero in cima che funge da corona richiama alla memoria l’associazione Gilda del Loto Nero , mentre nello scudo in primo piano abbiamo messo in risalto parte dell'emblema della società d'arme Bononia Militiae che a sua volta riprende lo stemma del comune di Bologna all'epoca dei primi statuti .

Riferimenti bibliografici e fonti :

· Statuti delle società del popolo di Bologna, a cura di G. GAUDENZI, 1, Società delle armi, Roma 1889, II, Società delle arti, ivi 1896 ;

· A. Gaudenzi, Gli statuti delle società delle armi del popolo di Bologna, in Bullettino dell’istituto storico italiano,8 (1889), pp. 7-74 ;

· A. Gaudenzi, Le compagnie delle armi a Bologna, in L’Archiginnasio, XXVIII (1933), pp. 158-184 e 323-340 ;

· A. T. PINI-R. &ECI, Una fonte per la demografia storica medievale: le “ venticinquine ” bolognesi,in RAS, XXXVI (1976), pp. 337-417


Ci occupiamo di :
1) Alimentazione storica :
- Organizzazione cene e banchetti con cibi d'epoca e ambientazione storica ;
- Vendita prodotti alimentari per realizzare cucina storica ;
- Creazione di menù e ricette anche per vegetariani, vegan, celiaci e intolleranti, in linea con il periodo storico da ricostruire ;
- Degustazioni di infusi speziati, vini e liquori storici ;

2) Didattica :
- Banco dello speziale con erbe, spezie e strumenti alchemici ;
- Banco del maestro cuoiaio ;
- Banco delle invenzioni medievali ;
- Banco dei lavori storici perduti ;
- Banco della frutta e verdura antiche ;
- Incontri per le scuole sul tema " la vita nel medioevo " ;
- organizzazione di scambi e incontri culturali con città gemellate in rappresentanza dei comuni ;


3) Eventi :
- Ricostruzione di accampamento storico del 1300 visitabile ;
- Cucina storica in campo, anche con il pubblico ;
- Lezioni di scherma storica e scherma spettacolo ;
- Spettacoli di vita popolare, da campo e liberamente ispirati al medioevo ;
- Animazione in costume per feste, eventi e cerimonie ;
- Su richiesta : falconiere, mangiafuoco, giullari, giocoleria, organizzazione mercato di arti e mestieri storici.

4) Spettacoli :
- Sfilata di moda medievale : spettacolo didattico a sfondo comico della durata di circa 90 minuti. Si tratta di una sfilata di moda a concezione moderna ( musiche attuali che enfatizzano lo spettacolo ) , ma con in "passerella" 19 modelli di abiti storici, di diverse estrazioni sociali, che abbiamo auto prodotto rimanendo fedeli ad immagini e miniature dell'epoca. I vestiti saranno presentati e saranno date brevi nozioni storiche su ognuno, ma la didattica verrà alleggerita tramite sketch comici di ogni coppia di "modelli" ; questa rappresentazione ha un costo a parte ed è opportuno contattarci anche per avere le info tecniche per la messa in scena.
- Danze Allegoriche : brevi spettacoli di circa 20 minuti cadauno. Prendendo spunto dai miti pagani e cristiani, abbiamo creato diversi spettacoli danzanti con voce narrativa esterna che spiega lo svolgere delle nostre azioni in scena. Al momento abbiamo in repertorio le seguenti danze allegoriche : La scatola di Pandora , La danza della Morte e l'Amore disobbediente. Queste rappresentazioni hanno un costo a parte ed è opportuno contattarci anche per avere le info tecniche per la messa in scena.

mercoledì 12 ottobre 2011

SCRIVERE NEL MEDIOEVO

SCRIVERE NEL MEDIOEVO

Le tavolette di cera

Le tavolette di cera sono state il supporto più utilizzato per la scrittura sin dall’antichità.

Si scriveva su di esse in minuscolo. Nel Medioevo il loro uso divenne molto esteso e generalizzato. Usate nelle scuole dagli alunni, erano attaccate alle loro cinture. D’uso corrente fra gli scrivani, gli ufficiali reali, i commercianti e gli studenti. Durante i secoli XVI°e XVII° furono usate nuovamente.


Materia prima
Si compone di tavolette di legno o avorio sulla superficie delle quali è creata una cavità poco profonda che era riempita con uno strato di cera nera, rossa, verde o gialla.
Se due o più tavolette erano assemblate insieme, si definivano dittici, trittici o polittici.
Esse erano unite da cinghie di cuoio o cerniere.

Utilizzazione
Esse fungevano da bozze di scrittura ( brogliacci ).
Si scriveva sulla tavoletta per mezzo della punta di uno stilo che aveva l’altra estremità appiattita per cancellare la scrittura.

I cambiamenti limitarono l’uso di questo supporto ancora una volta, nonostante la facilità d’utilizzo, la leggerezza, la comodità di cancellazione, la qualità della conservazione.

La Pergamena
( dal greco pergamẽnẽ, pelle di Pergamo, l’attuale Bergama in Turchia )

Appare durante il II° secolo a.C. a Pergamo. Secondo Plinio sarebbe stata inventata per sostituire il papiro del quale i Tolomei avrebbero impedito l'esportazione verso Pergamo. L'uso della pelle conciata già esisteva, anche per la scrittura, ma l'abbandono della concia permise un uso più agevole della pergamena.
La pergamena rimase in uso in Occidente per gli atti ufficiali, dopo la diffusione della carta, oltre il secolo XV°.
Fino al 1577 la pergamena era l'unico mezzo utilizzato per attestare titoli di nobiltà.

Materia prima
è il derma di una pelle animale (pecora, capra o vitello) impermeabilizzato per renderlo adatto alla scrittura.
Nel basso Medioevo per ottenere una pergamena molto fine si utilizzava la pelle di vitello o d’agnello nato morto, chiamata “vellum”.

Fabbricazione
La pelle è trattata dal pergamenista in un bagno caustico di calce che elimina i peli e sgrassa la pelle.
Poi, essa è pulita con un coltello di ferro semi-circolare.
È necessario rimuovere l'epidermide e, dal lato della carne, lo strato di grasso.
Poi essa è posta su un telaio e tesa per farla seccare. La preparazione della pelle per la scrittura varia secondo le regioni e secondo le epoche.
La pergamena Carolingia è lisciata.
La pergamena italiana, su pelle di capra, riceve un strato di gesso prima dell’essicamento. La pergamena anglosassone utilizzava la pelle di vitello, più resistente.Questo permetteva di sabbiare le due facce per far scomparire i contrasti e i difetti. Le pergamene così ottenute sono tagliate in fogli. Cuciti gli uni agli altri, essi formano un rotolo; piegati e cuciti insieme formano quaderni, chiamati codici.
Il lavoro del copista consisteva nel lisciare i fogli di pergamena con la lama di un coltello o una pietra pomice per distruggerne le asperità.
Così facendo si otteneva un supporto leggermente granulare che assorbiva l’inchiostro senza lasciarlo troppo diffondere sul foglio.

Influenza del materiale sulla scrittura
La superficie perfettamente liscia implica un cambio d’utensile per la scrittura.
La penna d’oca vi si adatta perfettamente e permette di rendere facili i movimenti della mano e la stessa scrittura.
I copisti sperimenteranno negli anni numerosi tipi di grafia e faranno evolvere così la scrittura.

Riutilizzo
Raschiata o lavata, la pergamena diventava palinsesto ed era facilmente riutilizzabile.

I cambiamenti limitarono l’uso di questo supporto
La pergamena si piegava facilmente, adattabile e si poteva scrivere sulle due facce.
Questa flessibilità la renderà la materia prima per eccellenza nella realizzazione dei codici.
Poco a poco essa sostituisce le tavolette di cera.
Anche perché la materia prima (gli animali) si trova dappertutto ed è un materiale forte e riutilizzabile. S’immagazzina e si preserva perfettamente.
I testi Greco-romani giunti sino a noi sono quelli che sono stati ricopiati dai rotoli di papiro su codici di pergamena.
Ma i costi di fabbricazione sono elevati: da una pelle di vitello o di pecora si ottengono un massimo di 16 fogli di piccolo formato. Un libro di media dimensione richiede circa quindici pelli.
Il lavoro del pergamenista è lungo come quello di un copista.
Diversi mesi sono necessari per copiare un lavoro.
Occorre che il copista scriva il testo, marcando il foglio con piccoli fori e linee-guida, lasciando spazi opportuni per le illustrazioni dei miniatori.
Una volta terminati il testo e la decorazione, il miniatore applica una foglia d’oro che sarà incisa sul foglio con l’inchiostro dall’illustratore.
Infine le pelli sono ordinate, raggruppate e cucite insieme, e viene aggiunta la copertina.

La carta
Dal latino papyrus, dal greco papyros, dal copto papirro, che significa “reale”.

La carta fabbricata con fibre vegetali fu inventata in Cina durante il I° secolo a.C.
Alcuni cartolai cinesi, fatti prigionieri al tempo della battaglia di Samarcanda nel 751, rivelarono ai Persiani il metodo di fabbricazione.
La carta si diffonderà in Occidente nel secolo X° ed in Europa nello XII° secolo, periodo nel quale si conosce già la carta fatta di stracci.
Agli inizi la carta è male accettata, perché troppo fragile, ed è riservata a scritture poco importanti, effimere (che durano poco).
Si diffonde in Occidente, in modo quasi simultaneo, prendendo tre percorsi diversi.

All'inizio del secolo XII°, Bisanzio durante la prima crociata e la Sicilia Araba permettono all’Europa di scoprire la carta.
Nella seconda metà dello XII° secolo i Mori venuti dal Marocco diffondono il suo utilizzo attraverso gli scambi con l’Andalusia.
Il primo lavoro occidentale, conservato su carta, è un messale arabo dell'inizio del secolo XI° dell'abbazia di Santo Domingo di Sili. Dopo la Reconquista, gli ebrei si specializzeranno nella produzione di carta.
In Francia uno dei primi documenti scritti su carta è datato 1243/1248: esso è un registro d’incassi e spese d’Alfonso di Poitiers.
Nel secolo di XIII° in Italia, poi all'inizio del secolo XIV° in Francia (a Troyes), appaiono mulini per la carta. Poco a poco una vera industria della carta prende campo, esploderà in seguito con la diffusione della scrittura.

Materia prima
Fabbricata dapprima a base di stracci e fibre vegetali (canapa, lino) messe a bollire.
(Il legno macinato sostituirà il lino o la canapa verso 1875)

Fabbricazione
Gli stracci sono tagliati e ridotti in poltiglia tramite un’operazione di macinatura.
Poi questa pasta è scaldata, quindi stesa e pressata tra due feltri nelle diverse matrici, armata di graticci metallici (filoni e vergelle: è la filigrana), per formare un foglio.
Infine il foglio è fatto seccare tenuto steso tramite corde.
Una filigrana, rappresentante lettere, animali o attrezzi, appare in trasparenza.
Qualche volta sono aggiunti il nome del cartolaio e il tipo di carta.
I fogli sono poi lisciati, puliti e incollati (con gelatina animale).
(Il cloro per imbiancare la carta sarà introdotto nel 1789)

Influenza del materiale sulla scrittura
La superficie liscia permette una gran velocità di scrittura.

Riutilizzo
Quasi impossibile perché è molto difficile cancellare un testo senza lasciare tracce.

I cambiamenti limitarono l’uso di questo supporto
Tutti i formati sono possibili.
La carta permette, soprattutto, la scrittura individuale fatta di bozze e d’altri tipi di documenti. E questo grazie al suo costo.
Dal secolo XV° la carta costa 4 volte meno della pergamena. 150 anni più tardi il rapporto sarà di 1 a 13.
Di più, la carta è molto sottile, molto forte e maneggevole. È il supporto ideale.
È cancellabile quando uno vuole ed è infalsificabile.
Soprattutto, con l’invenzione della stampa, n’è il supporto ideale.

Strumenti di scrittura

Il calamo in bambù
È il più vecchio utensile per la scrittura. Esso consiste in una canna tagliata che serve da pennello per tracciare lettere con un inchiostro a base di terra e di fuliggine. Tagliato a smusso, il calamo lascia delle tracce triangolari nella creta che, indurita al sole o cotta al forno, conserva i caratteri.
I greci introdussero per primi una fessura nella punta del calamo, questa permetteva di ritenere l’inchiostro.
Il calamo fu usato durante tutto il medioevo.
Lo stylo
É uno strumento appuntito in metallo, osso o avorio per scrivere su cera, munito all'altra estremità di una paletta che serve a raschiare o schiacciare la cera. Esso permette anche di incidere i solchi delle linee guida per scrivere sulla pergamena.

La penna d’uccello
(anatra, tacchino, cigno, gallo, oca...)
Era ed è l'utensile da scrittura per eccellenza perché permette tutti i tipi di sfumature.
Essa fu usata dal secolo VI° in poi con l'apparizione della carta. Ma la diffusione della scrittura Onciale rimane limitata all'uso della penna.
Anche la punta della penna è fessurata per permettere un flusso regolare dell’inchiostro. Essa è frequentemente appuntita (temperata) per preservare alla scrittura tutta la sua precisione.

Il corno di toro
Serviva come contenitore dell’inchiostro.

Atramentarium
Contenitore di vetro o terracotta dell’inchiostro

Strumenti di regolazione

La lesina
Serve a forare il supporto (la carta o la pergamena) realizzando buchi che permettono la rilegatura della carta.

La mina di piombo
Serve per tracciare le linee guida e i margini dei fogli e, in alcuni casi, a scrivere essa stessa.

Il punteruolo di ferro o di legno (ligniculum)
Serve per tracciare le righe a secco (sulcare)

Il compasso (punctorium)
Serve per tracciare i forellini che segnavano la distanza delle righe.

Ia riga (regula o norma)
Serve da righello per marcare le linee guida sui fogli.

Strumenti di correzione e taglio

Il coltello (scalpellum, cultellus, scripturalis, temperatorium)
Serve ad aguzzare e intagliare il calamo o la penna e tagliare il papiro o la pergamena. Si usa anche per raschiare gli errori ad inchiostro asciutto.

La mollica di pane
È molto utile per cancellare gli errori appena fatti, ad inchiostro non ancora asciugato.

La pietra pomice
Serve, oltre a lisciare la pergamena, a raschiare gli errori ad inchiostro asciutto.

Materiale d’organizzazione

Le penne erano conservate in una theca libraria detta pure calamarium, in cui c’era anche il recipiente per l’inchiostro.

Il leggìo (scriptorium)
Esso permette di scrivere seduti e prendersi meglio cura del proprio lavoro.
Esso implica, al contrario, una dosatura perfetta dell’inchiostro.

L’inchiostro

L’inchiostro nell’antichità era a base di terra di fuliggine

Nel Medioevo l’inchiostro era a base metallogallica, composto di quattro ingredienti:

Il sale metallico
Atramentum (solfato di rame o vetriolo) di colore blu

Copparosa verde (solfato di ferro) di colore verde, ossido del ferro.

Il sale metallico consentiva all’inchiostro di fissarsi al supporto (carta o pergamena), mordente.

Tannino vegetale
Noce di galla, escrescenza della quercia (roverella) che fornisce il colore nero o bruno all’inchiostro

Legante
Gomma arabica, composto organico ricavato da leguminose (piante erbacee, tipo il pisello, la lenticchia o i ceci), oppure estratto di resina, d’acacia, susino, ciliegio o edera. Aumenta la viscosità dell’inchiostro e la sua adesione al supporto

Solvente
Acqua o vino o acquavite (grappa)

Per avere un inchiostro luccicante si aggiunge un po’ di zucchero candito.

Un esempio di fabbricazione dell’inchiostro
Dal libro scritto da Monique Zerdoun Bat-Yehouda (1983, Edizioni del CNRS):

Ricetta di Giovanni Alcherio (1411, Dicembre)
“Per fare l’inchiostro per scrivere: prendete 3 once di noce di galla (1 oncia = 28,349 grammi), le migliori si riconoscono dal fatto che sono corrugate. Prendete una quantità uguale di gomma arabica, la migliore si riconosce dal fatto che è brillante e si rompe facilmente, più piccoli sono i grani, meglio sarà. Nello stesso modo, prendiamo tre once e mezzo di vetriolo romano, il migliore è di colore blu, forte e grosso come il sale grosso da cucina. Poi, prendete 4 libbre (1 libbra = 0,4536 Kg), in ragione di 12 once per litro, d’acqua pura (piovana o distillata) che, se è piovana, è preferibile all'acqua di una cisterna nella quale si raccoglie la pioggia, ed è preferibile all'acqua di fonte o di fiume; mettete quest’acqua in un contenitore nuovo, di metallo o di terra cotta invetriata, in modo che tutta la miscela seguente sia pura ed esente da immondizia; in quest’acqua, mettete le galle grossolanamente schiacciate, ogni galla può essere rotta in 4 o 5 pezzi: poi, fate bollire queste galle nell'acqua senza gomma o vetriolo (solfato di rame), finché la miscela si sia ridotta quasi della metà (per evaporazione).
Poi filtrate la mistura attraverso un pezzo di stoffa o di lino, e riversatela, liberata dai pezzi delle galle nel vaso sul fuoco e lasciatela finché comincia a bollire; poi mettete nel contenitore la gomma arabica schiacciata e polverizzata e lasciate cuocere a fuoco moderato per poco tempo, più precisamente fino a che la gomma si sia dissolta.
Fatto questo, versate direttamente nel composto 2 libbre del migliore vino bianco che avete, mescolate un po’ e aggiungete immediatamente il vetriolo ben polverizzato, rimescolate nuovamente e togliete il vaso dal fuoco; mescolate bene così che il vetriolo possa incorporarsi meglio con l’estratto di galla, la gomma e l'acqua.
Dopo aver realizzato tutte queste cose nell'ordine, mettete il vaso che contiene l’inchiostro all'aria libera e lasciatelo così per una notte, in modo che l’aria calma fornisca un inchiostro brillante e più nero. Se l’inchiostro è realizzato così, sarà migliore e più bello. Dopo di che, passatelo nuovamente attraverso un pezzo di stoffa o di lino, e conservatelo per l'uso.

Gli inchiostri colorati

L'inchiostro rosso
Il rosso è ottenuto dall'ossido di ferro contenuto nella terra ricca di questo minerale.
Dagli Egiziani fu usato per distinguere i documenti contabili dagli altri, indicare date, punteggiare una narrazione e specialmente marcare le iniziali dei capitoli, inizi di paragrafi e le fini.
Nel medioevo fu altresì utilizzato per disegnare le lettere dei titoli, iniziali, titoli di capitoli e paragrafi.

L'inchiostro verde
D’uso molto raro, scomparirà durante il secolo XIII°.

L'inchiostro d’argento e d’oro
L’oro fu usato per manoscritti di gran lusso.

Stili di scrittura

Introduzione
Durante il I° secolo a.C. i Romani svilupparono un alfabeto corsivo veloce appropriato alla scrittura sulle tavolette di cera o su papiro.
Al tempo di Carlomagno, appare la scrittura minuscola Carolina (750-1050).
Poco a poco la scrittura minuscola Carolina si comprime e prende un aspetto angolare e uniforme diventando la Carolina tardiva o Gotica primitiva.
Alla fine del secolo XII° la scrittura Gotica si afferma.
La sua forma solenne, riserverà tale scrittura ai lavori di lusso (opere di carattere religioso).
Nella sua forma corsiva (chiamata Gotica o Bastarda), diverrà di uso corrente.
Tale scrittura è caratterizzata dalla combinazione di lettere minuscole e maiuscole.
Sarà utilizzata fino alla comparsa, nel secolo XVIII° della scrittura inglese.
Ma nel frattempo, verso il 1420, nasce in Italia la Minuscola Umanista (versione riformata della Minuscola Carolina).
Dal secolo XVI° al XVIII°, la Bastarda inglese, scritta con penne molto fini, diventerà la scrittura corrente.

La Carolina
Utilizzazione
Dal IX° secolo al XII°.

Evoluzione
Nata nel secolo VIII° da una versione riformata della semi-onciale, essa sopravvisse in questa forma fino al secolo XI°, prima di alterarsi in Gotica primitiva e rotunda.
Essa si diffuse, di modo predominante, in tutta l'Europa.

Caratteristiche
Essa è legata intimamente al rinnovamento carolingio.
L’Imperatore Carlomagno ordinò nuovi tipi di redazione dei documenti per correggere i testi dagli errori accumulati di copia in copia. Da quel momento in poi tali lavori furono accompagnati dalla frase scritta EX AUTHENTICO LIBRO (copiato da libro autentico).
Paolo Diacono, Alcuino e Teodolfo furono alcuni fra gli intellettuali che soprintendevano a questi lavori di copiatura.
Le diverse variazioni monacali della scrittura comune romana si normalizzarono durante il secolo IX°, per esempio in Francia con libri prodotti nella città di Tours (dove Alcuino era abate. Così iniziò la riforma della scrittura Carolina (chiamata anche LITTERA GALLICA, in opposizione a quella italiana detta LITTERA ROMANA).

La differenza principale tra la scrittura semi-onciale e la minuscola carolina risiede nel taglio del becco della penna utilizzata per la semi-onciale.
La scrittura semi-onciale utilizza una penna con becco smussato tramite il quale forma una lettera giusta (dritta ?) con pieni e vuoti.
La minuscola carolina è scritta con l'aiuto di un becco squadrato che permette di formare tratti di uguali proporzioni.
La lettera “a” termina con una fibbia, la “e” anche (distinguendosi in tal modo dalla “c”), la “f” si differenzia dalla “s” per un piccolo tratto orizzontale.
Le lettere lunghe sono scritte a partire dall’alto (b,d,l) e dal basso (il g,p,q).
Le legature fra le lettere scompaiono.
Questa scrittura possiede la caratteristica di essere molto facilmente leggibile.

La carolina diviene universale: secolo XII°
L'Europa occidentale possiede le sue scritture con tuttavia alcune sfumature: gli italiani disegnano le lettere più rotonde, i caratteri tedeschi sono più angolari mentre in Inghilterra ci si adegua a lettere strette.
La scrittura lascia il campo della liturgia e della teologia, riservati ai soli copisti e alla lingua latina.
Lavori letterari di scienza, di cucina, romanzi si moltiplicano in latino ma anche in lingua volgare.
I laici (artigiani e scrivani) si organizzano in corporazioni per il servizio alla nobiltà e alla borghesia.
Con queste corporazioni, che hanno le loro botteghe artigiane, si diffonde l'uso di abbreviazioni. Le parole si staccano chiaramente le une dalle altre.
La scrittura si diffonde e penetra all’interno della società intera.

La Gotica primitiva

Utilizzazione
Dal secolo XI° alla metà del XIII°, soprattutto in Francia e in Inghilterra

La Gotica primitiva evolse notevolmente in cinque stili principali.

La Libraria
La Textura
La Rotunda
La Cursiva
La Bastarda

A metà del secolo XIII° la scrittura Gotica scompare di fronte alle varie scritture, a seconda dei luoghi e secondo le persone... La scrittura diviene personale.
L’Italia ritrova le belle proporzioni e le rotondità, la Francia allunga i caratteri in altezza, Inghilterra e Germania rimangono più vicine alla Gotica con grossezza di lettera e angoli (textura).

Caratteristiche
È una scrittura più ovale e più contratta della minuscola carolina. Ma le terminazioni e i piedi delle lettere sono più curati. Senza dubbio ciò è dovuto agli scrivani anglosassoni che hanno preferito la penna destra.
La scrittura si comprime e prende un aspetto angoloso e uniforme.Si scrive più rapidamente e occupa meno spazio in un’epoca dove il supporto (carta) costa sempre più caro così come il tempo.

La Rotunda

Utilizzazione
Dal secolo XII° al XVIII°.
L'Italia fu l'unico paese a respingere l'influenza Gotica. L'utilizzazione continuerà con di una scrittura rotonda e larga chiamata beneventana così come la conservazione delle minuscole caroline contribuiranno alla nascita di una scrittura specifica.

Questa scrittura si diffuse in tutta l'Europa della Sud come reazione all’imperialismo Gotico.
Tommaso d’Aquino scrisse la sua “summa” in rotunda.

Volume o rotolo
Dal latino “volvere”, far girare, il “volumen” è un assemblaggio di fogli incollati gli uni agli altri componenti un rotolo che è scritto. È l'antenato del libro.

I rotoli
Essi erano composti da circa venti fogli, qualche volta circa cento. Alle due estremità, due bastoni sostenevano i lati e permettevano l’arrotolamento e lo srotolamento.
Sovente misuravano cinque metri di lunghezza e trenta centimetri di larghezza.

Molto in voga ai tempi dei Romani
Fino al secolo V°, il rotolo rimane in vigore nel Medioevo per alcune tipologie di utilizzo: genealogie, inventari, cronache...
I rotoli sono realizzati in pergamena o in carta. Essi si srotolano verticalmente e la linea di scrittura corre parallelamente al lato piccolo del foglio.

I codici
Il nome codex indica un insieme (due o più) di tavolette di cera per scrivere
Tale è la forma usuale del libro durante l'Antichità (primo e secondo secolo d.C.) e il Medioevo.

Il codice è fatto come i nostri libri attuali, di fogli (di pergamena o carta) curvati in quaderni e cuciti insieme.
Esso si ispira alle tavolette di cera unite in dittici o polittici.
Nell’alto Medioevo il codice è composto di 4 o 5 doppi fogli. Poi, col tempo, il numero dei fogli aumenta e questi diventano più grandi per essere piegati in 4 o in 8.
Dal secolo V°, lo sviluppo del codice permetterà una lettura più selettiva di un testo.

Il Libro
Il termine deriva dal latino “liber”, che significa albero o più precisamente corteccia.

Possiamo distinguere tre periodi per la storia del libro durante il Medioevo:
il periodo pre-Carolingio e Carolingio, secoli VIII°- X°
Il periodo Romano, secoli XI°- XII°.
I secoli XIII°- XV°

Nell’iconografia medievale, il rotolo si identifica con l’antica legge (Vecchio Testamento e profeti), il codice con la nuova legge (Nuovo Testamento e vangeli).

Ogni manoscritto deve essere unico. Al copista non sono consentiti errori o spensieratezze. Il problema di avere manoscritti originali senza errori sarà risolto dalle Università e all’interno delle grandi abbazie, in modo tale da realizzare testi esemplari.
Le diverse copie di un manoscritto saranno realizzate da tali esemplari chiamati “canonici”.
Ogni libro è realizzato a mano (manoscritto). Questo lavoro lungo e meticoloso fu realizzato in conventi dove una stanza (lo scriptorium) era ad esso riservata.
Il monaco copista ricopiava i testi, il monaco miniaturista si prendeva cura dei disegni e delle decorazioni delle pagine, il monaco rilegatore univa le pagine e realizzava la copertina del libro.

La rilegatura
Il ruolo della rilegatura è di proteggere il testo. Per ogni periodo, coesistono tre tipi di rilegatura:

La rilegatura di lusso
Decorata dai materiali più preziosi: oro, argento, pietre preziose..., è riservata ai libri liturgici più solenni. Qualche volta si utilizzano anche inserti d’avorio scolpiti o placche di argento.

La rilegatura intermedia
È una rilegatura molto solida di legno ricoperto di cuoio e ornata di placche di metallo agli angoli e in mezzo. A queste copertine di legno si fissa l'estremità di una catena per unire più libri (LIBRI CATENATI).

La rilegatura semplice
Il libro è avvolto da un semplice foglio di cuoio o pergamena. Questo tipo di copertina era usato per i registri.




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